Il processo di approvvigionamento all’interno delle aziende è diventato sempre più complesso in tempi recenti. Tra gli elementi del contesto economico globale che vi incidono: l’aumento esponenziale dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, la maggiore facilità di spostamento di merci e persone, l’aumento della velocità di diffusione delle informazioni.
I clienti finali sono diventati più esigenti, cercano una gamma di prodotti sempre più vasta, elevata qualità, rapida disponibilità.
A questo si aggiunge una ricerca della sostenibilità che oggi ridefinisce la politica economica globale. Tutto questo ha portato una accelerazione dei fenomeni di globalizzazione dei mercati che sono in atto da decenni. Le aziende hanno l’opportunità e la tendenza ad espandersi verso nuovi mercati, favorire nuove collaborazioni.
Molte aziende si sono rivolte a fornitori esterni per esternalizzare intere fasi del processo produttivo, delocalizzare la produzione in altri territori (determinando la creazione di rami ulteriori sulla catena di approvvigionamento) e hanno colto l’opportunità di rivolgersi a fornitori esteri più competitivi anche per le materie prime.
La catena di approvvigionamento ha quindi assunto un ruolo fondamentale nel contesto economico generale e nella vita strategica di ogni azienda.
Quello che si delinea oggi è uno scenario di nuove e importanti opportunità ma anche di rischi, che spesso non sono solo circoscritti all’azienda ma si ripercuotono sul tessuto sociale, etico e ambientale.
Ecco perché gli organismi legislativi a tutti i livelli, nazionali, europei e internazionali, sono intervenuti cercando di gestire questi rischi e ponendo attenzione alla catena di approvvigionamento (approvazione o aggiornamento norme nazionali, nuovi Regolamenti Europei e Direttive, norme dei paesi Extra UE, revisione delle norme tecniche, schemi di certificazione ISO e standard internazionali).
La tendenza è quella di andare a normare le aziende non solo dal punto di vista organizzativo (sistemi di gestione), ma anche amministrativo, finanziario, fiscale.
Senza dimenticare gli ambiti normativi che regolamentano settori specifici come il farmaceutico, il medicale o l’alimentare, i quali da sempre devono porre un’attenzione maggiore alla loro catena di approvvigionamento, soprattutto per i potenziali rischi sull’utente finale.
Fondamentale quindi regolamentare il rapporto cliente-fornitore, in un’ottica di gestione e valutazione del rischio.
La conformità normativa diventa essenziale per garantire la competitività , resistere ai problemi e gestire i più comuni rischi aziendali: operativi (interruzione della produzione, inefficienze di processo, errori umani, condotte di clienti e fornitori), finanziari (rischi di liquidità, di credito, di mercato), strategici (variazioni macroeconomiche inaspettate, iniziative di clienti e fornitori), di compliance e reputazionali (violazioni o errori in ambito sicurezza, violazioni ambientali, violazioni Privacy, errori fiscali, coinvolgimento involontario in frodi), rischi puri (calamità e infortuni, terrorismo e infortuni).
Esiste poi una sovrapposizione delle aree di rischio che determina che un fattore di rischio può avere effetti a cascata su altre aree aziendali, difficilmente identificabili a priori.
Tali aree di sovrapposizione sono spesso associate a fattori legati alla catena di approvvigionamento:
Ecco che allora le aziende si muovono alla ricerca di strumenti che permettano di valutare questi rischi, con impatto importante sulle fasi di qualifica e monitoraggio del fornitore.
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